Sogno o Son Desto?

Sogno o Son Desto?

Se si può fissare la data di nascita di una disciplina, per la psicoanalisi questa è luglio 1995 con la prima interpretazione che Freud fece di un suo sogno personale.

Sognando una paziente, Freud intuì che il sogno era un racconto rivelatore. Quattro anni più tardi esce il libro ad essa dedicato: Die Traumdeutung.

Perché? Non bastavano già maghi e sacerdoti ad appiccicare significati ai sogni? E, soprattutto, come si può essere certi della veridicità di un interpretazione?

L’argomento è vastissimo e io tenterò solo un’introduzione ad esso, giusto un assaggio.
Facciamo un passo indietro. La più grande scoperta della psicoanalisi è la scoperta dell’inconscio, la scoperta, cioè, che una (grande) parte della nostra psiche, fatta di ricordi, emozioni, nozioni, immagini ecc., non è fruibile dalla nostra coscienza. Quella parte c’è….ma non si vede!

Altra scoperta strettamente collegata alla nozione di inconscio è che tutto il materiale psichico in esso contenuto non è là a giacenza come in un deposito, ma è in movimento. Le nostre idee, i nostri ricordi si collegano fra loro in maniera creativa e… a nostra insaputa! Troppo complesso qui raccontare la logica che segue il materiale inconscio, basti sapere che non è inerte: Freud lo chiamò, appunto, inconscio dinamico.

Individuò poi dei metodi per scoprirne il contenuto, diciamo strategie per riconquistarci il nostro territorio inconscio. Osservando – Freud era un osservatore acutissimo e sempre si mantenne più fedele all’osservazione clinica che non affezionato alle sue teorie – scoprì che i lapsus esprimevano verità inconsce ‘sfuggite’ alla censura della parte conscia dell’Io, capì poi che nei sogni il materiale inconscio, libero almeno parzialmente, dalla censura diurna rivela aspetti psichici importanti.
Ritenne i sogni così importanti che la loro interpretazione fu chiamata da Freud ‘la via regia’ per accedere ai contenuti inconsci.

Nella psicoanalisi, dunque, i sogni non vengono considerati messaggi divini provenienti dall’esterno ( è la nostra psiche che li crea, siamo noi i ‘registi’) e nemmeno in grado di predire il futuro; essi vengono considerati dei messaggi che illustrano – letteralmente illustrano, come fumetti o spezzoni di film- una parte della nostra vita psichica.

Nota bene: l’interpretazione dei sogni è possibile solo ad personam e dopo una lunga conoscenza clinica. Sognare di volare, sognare acqua o di essere di nuovo all’esame di maturità non ha per tutti lo stesso significato: ognuno di noi fa un uso personale degli oggetti e delle situazioni nei propri sogni perché ognuno di noi ha un suo linguaggio distintivo. Importantissime poi sono le emozioni che accompagnano il sogno; a volte adeguate a volte sorprendentemente distaccate o dissonanti rispetto al contenuto, sono loro danno l’indicazione interpretativa più importante.

Per questo capire un sogno nei suoi vari aspetti richiede un lavoro lungo e attento. Nel svolgerlo, l’analista si muove fra simboli, scene incompiute, parti di sogno non ricordate, simboli personali e altre difficoltà; l’analizzando lotta contro l’impossibilità di rendere il contenuto del sogno così come lo ha prodotto e visto proprio per la sua natura evanescente.

Quello di cui siamo certi è che il sogno recapita un messaggio alla nostra coscienza che proviene dalle viscere della nostra mente e che la nostra parte inconscia ritiene che noi dovremmo sapere. È il caso dei sogni ricorrenti: se abbiamo bisogno di sognare sempre la stessa cosa significa che il suo messaggio non è stato ancora compreso. Anche se sembra che sia tutto chiaro.

Il sogno, infatti, ha un contenuto manifesto (che è quello chiaro) e un contenuto latente. Scoprire quest’ultimo è l’obiettivo degli sforzi psicoanalitici.

 

Dottoressa  Giuliana Gibellini
Psicologa-psicoterapeuta
Specialista in psicologia clinica
Info 339 4686175