Julia Ferrard per il Ramazzini di Carpi

Julia Ferrard per il Ramazzini di Carpi

Julia Ferrard, pseudonimo, è una  scrittrice italiana che da qualche mese è presente su amazon con il suo primo libro in lingua inglese: Jonas.

Da pochi giorni ha lanciato su facebook un appello virale, per invitare, anche lei, la popolazione ed i suoi followers a donare in favore dell’ ospedale Ramazzini di Carpi (Mo), per la terapia intensiva, attraverso il sito Rotary.

Leggiamo insieme il suo post:

APPELLO VIRALE PER COVID-19 DI JULIA FERRARD, SCRITTRICE, PER IL SOSTEGNO DEI SERVIZI SANITARI

La Signora
di Julia Ferrard M.D.

Cara amica, caro amico,
La seguente storia è indirizzata a te in modo personale. E’ una storia di vita e non occorre considerarla come una lezione perché non lo è. La vita è come è e come è sempre stata. La maggior parte degli esseri deve lavorare ed alcuni lavori sono più duri di altri. Ora, per quanto riguarda la Signora in questione, occorre dire che il suo lavoro era tutt’altro che facile. Sapeva sempre tutto su di loro; era una questione di tempo. Aveva portato avanti il suo lavoro per anni, e non aveva MAI aspettato. Sapeva sempre quando l’ora era giusta per agire… e non è assolutamente vero che solo Dio lo sa. Ne era convinta.

Lo stadio era talmente strapieno di persone che sventolavano il loro smartphone da stare per scoppiare. I tifosi di calcio erano appiccicati gli uni agli altri come sardine in scatola.

Lei naturalmente era presente; vestita in una veste adatta all’occasione. Aveva assistito a tante partite di calcio, ovviamente solo per motivi di lavoro, da averne perso il conto. Mumble… mumble… quante? Rimproverò se stessa per essersi permessa di distrarsi; aveva adocchiato il suo primo incarico del giorno. Un giovane sulla trentina con scarpe Adidas con strisce dorate che pensava fossero all’ultima moda, con un maglione nero e jeans; Levi’s. Il giovane tossiva; stava già diventando calvo, come purtroppo al giorno d’oggi accade a tanti giovani. Lei era ancora abituata a delle capigliature folte.

Le urla e gli sventolii degli stupidi smartphone si stavano intensificando poiché le due squadre stavano entrando sgallettando, ma ciò non avrebbe potuto interessarla minimamente. Aveva notato il rigonfiamento nella tasca dei jeans del giovane; poiché era ben informata aveva immediatamente capito di che si trattava: cocaina. La sua attenzione si distrasse in modo nostalgico per un millisecondo quando le venne in mente la canzone di Eric Clapton. Fece seguito un canto degli inni talmente stonati e gracchianti da farle pensare che qualunque rana non avrebbe potuto far di meglio. Ancora una volta si rimproverò per aver lasciato divagare la sua immaginazione.
L’uomo tossì; aveva un colorito pallido. Lei aveva provato compassione per molti, ma non per quest’uomo: era un trafficante di droga. Le rammentava un elefante in una stanza, che non avrebbe lasciato altro se non danni disastrosi tutt’intorno a lui.

Una delle squadre segnò un gol: l’atmosfera era elettrica. Rise silenziosamente tra di sé, pensando a tutti gli anni trascorsi in atmosfere “elettriche”; anche sinonimo di morire per una scossa elettrica.
L’uomo si mise la mano in tasca. Lei sapeva che la cocaina era nel palmo della sua mano. Lui la sniffò come un avido aspirapolvere. La partita continuava ed il pallone andava giù e su, così come le urla.
Lei guardò l’orologio; ben presto sarebbe iniziata la sua nuova missione.
L’uomo si sentiva male, stava per vomitare. Cominciò ad urtarsi con le persone, bofonchiando, ma la gente non lo notava nemmeno. C’era stato un secondo gol. Lei stava per entrare in azione quando improvvisamente l’umanità di una donna con una maglietta rossa fluorescente la commosse. Aveva chiesto all’uomo “Si sente bene?” ma lui la guardò con un sguardo vuoto ed inespressivo. L’ambulanza arrivò mentre la partita continuava.

Phew, meno male! Prevedeva che questa volta il suo compito sarebbe stato più semplice e che avrebbe potuto riposare per un po’ mentre il mondo continuava a fare le sue cose mondaiole. In più di una sola occasione le era capitato di dire al Signore onnipotente che lei aveva bisogno di più assistenti, ma egli era sempre preso da Dio-solo sa da cosa. Sembrava persino arrogante nei migliori e peggiori dei tempi. Lei osservò le sue unghie e sorrise con un sorriso interno personale: era pura ed incontaminata, come sempre. “Signore e Signori, benvenuti su questo volo del Boeing 737 da Roma Ciampino a Londra Stanstead. Sono Dick Dude, il vostro capitano…” Lei smise di prestare attenzione a queste inutili chiacchere per paura di scoppiare a ridere e distrarsi. La distrazione non era ammessa. Tuttavia si rilassò quando apparve la hostess, profumata e gioviale in apparenza, pavoneggiandosi lungo il corridoio e recitando uno spettacolo in cui non credeva più. “Signore e Signori, gradite qualcosa dal bar? Tè, caffè, cappuccino…”

Osservò la hostess che le faceva pena; la sua esperienza le disse che la ragazza avrebbe voluto essere altrove. Pensò se prendere un bicchiere di vino; “posso resistere a tutto meno alla tentazione” come aveva una volta sentito dire, ma tuttavia si trattenne. Iniziò piuttosto a guardarsi intorno nell’aereo, cercando le persone che doveva trovare. Non ci mise molto.
Quattro al prezzo di uno. Quanto desiderava che tutti i suoi incarichi fossero analoghi: Ciccio, Ciccia, la prostituta ed il hacker. Quest’ultimo starnutì; la gentile signora seduta accanto a lui disse “salute,” e lui rispose “grazie,” tirando fuori un fazzoletto ben piegato. Le era noto che quell’odioso hacker aveva una domestica convivente. Portava un vestito scuro di Armani ed un’elegante camicia blu di cotone. Perché si trovava su un volo standard? Ciò non lo sapeva; questo tipo di persone in genere viaggia nella classe executive di altri voli. Probabilmente c’erano migliaia di euro in contanti nelle sue tasche interne voluminose; solo Armani avrebbe potuto disegnare un abito come quello.

Ciccio e Ciccia erano una carinissima coppia sulla sessantina. Nella ricorrenza del trentesimo anniversario di nozze, il loro adorato figlio affettuoso aveva loro regalato, ovviamente con i loro soldi, due giorni di coccole in un hotel a quattro stelle. Entrambi erano in sovrappeso. Ciccia era rossa per l’eccitazione, le sue guance erano di un rosso vivo. “Tesoro, mi ami ancora?” “Amore mio, certo che ti amo.” Ciccio mentiva. Toccò per l’ennesima volta nella sua tasca le pillole di sonnifero. Avrebbe fatta dormire Ciccia molto bene, dicendole che si trattava di compresse di vitamina C… d’altronde con questi virus in giro al giorno d’oggi…è meglio prendere precauzioni. Aveva prenotato anche la stanza dell’hotel vicina alla loro per la sua “accompagnatrice.” Era un po’ seccato per il fatto che doveva pagare per i suoi servizi poiché gli sarebbe piaciuto essere considerato come il suo amante.

La prostituta si stava annoiando tremendamente ed incominciò a contare le pecore. E vabbe’. Almeno sarebbe stata libera di giorno per vedere Londra; Non era mai stata a Londra. Osservò quell’uomo, pallido, grasso e sudato, che non vedeva l’ora di andare a letto con lei. Che pena! Ma la pena la colpì prima di quanto se l’aspettasse. Ciccio si sentiva vivace. Oh no! Lei annuì leggermente con la testa e si avviò verso la toilette. Mezzo minuto dopo, Ciccio si assicurò che nessuno lo stesse guardando e la seguì nella toilette
L’aereo iniziò improvvisamente ad avere delle scosse; un bambino gridò. Ciccio e la prostituta erano nella toilette. “Signore e Signori, stiamo attraversando una zona di turbolenza. Il vostro Capitano segnala la necessità di allacciare le cinture e la proibizione assoluta di usare la toilette”.

Eh già…ci sarebbe in effetti proprio stata una turbolenza.
Era una giornata meravigliosa. La madre era raggiante, più splendente del sole stesso stava guardando la sua bambina di tre anni che era semplicemente adorabile.
Stava facendo un lavoro che proprio non le piaceva. Avrebbe mai potuto andare in pensione? Probabilmente no; il suo lavoro era troppo importante.

Stava seduta su una panca, guardandosi intorno ed aspettando il momento giusto. Anni ed anni di training le avevano insegnato quando sarebbe arrivato questo momento giusto. “Cagnolino!” La bambina aveva visto un uomo che portava a spasso il suo cane nel parco. La madre sembrò inciampare su qualcosa e cadde. La bambina l’aveva intravista; a volte accadeva. Tutto ciò che poteva fare era sorridere alla piccola creatura.
Due settimane dopo: oltre due mila persone morirono in un solo giorno. Processioni continue dì bare solitarie andavano avanti, accompagnate da silenzioso personale dell’esercito dall’aspetto stanco. La Nera Signora non era riuscita ad aspettarli, e non guardava in faccia nessuno. La personificazione della morte sospirò. Perbacco, stava indubbiamente facendo molti straordinari. Covid 19. I malvagi non riposano mai, come si suol dire.

Per coloro che volessero effettuare una donazione per sostenere i reparti di terapia intensiva in cui sono ricoverati pazienti di corona virus, si segnala (a titolo di esempio poiché vi sono moltissime iniziative di solidarietà avviate in tutta l’Italia) un link per l’iniziativa, lanciata dal Rotary Club, per una raccolta di fondi che andrebbero a favore del reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Ramazzini di Carpi (MO). L’Emilia Romagna è, dopo la Lombardia, la regione italiana più colpita dal corona virus ed è anche una zona italiana dove vi sono delle ditte attualmente impegnata nella produzione e diffusione di ausili di respiratori con tecnologie particolarmente avanzate, in tutte le zone alle prese con la lotta all’infezione dal COVID-19
destinatario: Rotary club di Carpi
causale: #prontiadagire (ospedale Ramazzini raccolta fondi terapia intensiva)
Iban IT50L0538723300000003200186

Ved. Anche : https://www.rotary.org/it/help-launch-new-global-ad-campaign-people-action

Il Post di Julia Ferrard su Facebook:

Scopri Jonas: il suo libro è un thriller psicologico appassionante, in cui la genesi dell’omicidio si incarna in un mondo di perfetta follia, dove la realtà diventa finzione e la finzione si trasforma in realtà. In lingua inglese.
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