Del piacere e della Felicità

Del piacere e della Felicità

Il piacere attiene ai sensi. Solo consapevoli di essere un corpo possiamo concepire, ricercare e, infine, ottenere il piacere.Freud pensava al principio psichico che ci guida verso il piacere come la forza primaria – sia per ordine di apparizione che per potenza – che guida la nostra esistenza. Egli vi contrapponeva il principio di realtà laddove osservava che non tutti i piaceri possono essere perseguiti immediatamente e con qualsiasi mezzo. Ci ha fatto poi notare che il piacere gioca – sempre – nel registro della sessualità, dando a questo termine un’accezione molto ampia che nel linguaggio comune possiamo chiamare sensualità.

Perché parlando di sensualità ho definito il piacere un principio psichico? Rispondo con un esempio. Il cibo è un piacere fisico che tutti gli animali conoscono, ma esso ha nell’uomo anche una dimensione psichica, cioè deve essere pensato oltre che percepito. Pensare il piacere è cruciale poiché questo, per poter essere raggiunto, ha bisogno di una mente che lo alberghi per il tempo necessario a pianificare una strategia efficace. Più avanti sarà chiaro che non è cosi per tutti

Fra i fortunati che riescono spesso ad ottenere ciò che desiderano ci sono coloro che hanno avuto una relazione primaria (con la madre nei primi anni di vita) soddisfacente. Chi ha avuto una madre attenta a bisogni e desideri e pronta ad appagarli per la maggior parte delle volte, è poi in grado di provare piacere per il resto della sua vita; è, cioè, in grado di concepire un desiderio, riconoscerlo come tale e sopportare la tensione mentale fin al suo esaudimento.

Dal punto di vista endocrino, il piacere raggiunto, sia esso strettamente sessuale che di altra natura, provoca un rilascio di endorfine, sostanze morfino-simili che attutiscono i dolori e provocano una sensazione di benessere e di calma profondi. In altre parole, felicità.

Il piacere è molto diverso dalla soddisfazione. Quest’ultima si prova quando si raggiunge uno scopo che ci si era prefisso – laurearsi, ottenere una promozione, vincere una partita. La soddisfazione ha qualità più razionale che fisica. È vero che da un punto di vista inconscio ciò che ci spinge ad ottenere dei risultati a scuola o sul lavoro o nello sport è sempre una pulsione sessuale, ma è una pulsione che è stata ‘sublimata’ come si dice in gergo.

La pulsione sessuale ha trasformato il suo obiettivo in uno scopo più “alto” e socialmente gratificante usando la forza della sessualità, ma pagando il pegno di diventare qualcosa di completamente diverso. Così, anche se piaceri e soddisfazioni hanno una radice in comune, uno non sostituisce l’altro ed entrambi sono necessari in un buon equilibrio psichico.
Ho dichiarato più sopra che non tutti hanno accesso al piacere; fra questi vi sono coloro che hanno appreso a temerlo.

A volte si vedono persone molto capaci e competenti in più campi incorrere in esperienze frustranti quando si tratta di relazioni o di ritagliarsi dei momenti piacevoli. Mi affretto a dire che il forzare se stessi al piacere – imporsi una vacanza o l’acquisto di un qualche oggetto – non solo non è efficace, ma può rivelarsi un boomerang. Alcune di queste persone potrebbero soffrire di una qualche forma depressiva fra i cui tratti tipici c’è proprio l’anedonia, cioè l’incapacità di provare piacere.

Come in ogni problema medico, anche in psicologia si deve scoprirne la causa, nello specifico somato-psichica, e poi il giusto rimedio. Potremmo dire che il piacere non è un territorio da conquistare (una merce da comprare, una posizione sociale da ottenere) e non lo si ottiene con uno sforzo di volontà. È più una concessione, un nulla osta che riusciamo, o meno, ad ottenere da noi stessi; ci si potrebbe spingere fino a dire che è l’accesso ad una migliore relazione con noi stessi. E spesso sono gli altri a portarci sulla giusta strada.

Dottoressa  Giuliana Gibellini
Psicologa-psicoterapeuta
Specialista in psicologia clinica
Info 339 4686175