Carpigiani e l’Opera Lirica

Carpigiani e l’Opera Lirica

Questi sono episodi capitati decenni fa ma veri e tramandati. Durante un’opera in presenza di tenoretti o con cantantucole, il veleno della battuta feroce, greve,ma irresistibile non

mancava di certo. eccone alcuni esempi.

Cavalleria rusticana- Mascani. TURIDDU: “Mamma, quel vino è generoso, e certo oggi troppi bicchieri ne ho tracannati…
Vado fuori all’aperto…” Dalla platea uno gli urla. “Totèegh la chèerta!”
Si dice che alla morte di compare Turiddu qualcuno abbia anche gridato: I’ an fat bein! l’era n’a troia!

Tosca – Uno scarsissimo Cavaradossi canta “L’ora è fuggita, e muoio disperato!” Dalla buio del loggione: “E senza un bèesi in bisaca!” “e senza un soldo in tasca !”

Teatro di Correggio Un soprano trista a un certo punto commette l’ennesimo errore, restando senza fiato.. al chè la solita voce urla “Animela! c’la scureza!” “RiAnimatela! che si corregga!” .. però se la leggete e interpretate la frase in altro modo cambia completamente … il senso. :=)))ahaha

A Carpi si rappresentava d’inverno, in un teatro poco, riscaldato La Bohème di Puccini. A un certo punto il tenore, in uno dei momenti più romantici e delicati dell’opera, comincia a intonare l’aria “Che gelida manina …! ” Al che dal loggione una voce dissacrante urla: “Stè sintiss pò i mè pèe!”

Altra situazione esilarante capitò con il Rigoletto; la soprano che interpretava Gilda eran soprano di notevole corporatura. Quando sparafucile ne III^ atto la uccide sotto le mentire spoglie del Duca, deve metterla in un sacco per portarla all’inconsapevole mandante e padre Rigoletto. Il momento sarebbe stato altamente drammatico, il povero Sparafucile a causa del peso rilevante non riusciva spostare il gravoso sacco. Dopo un paio di tentativi penosamente falliti si sente la solita voce malefica che dal buio urla: Fà du viass! = Fai due viaggi!

Anche questa è storica e dipinge bene una certa Carpi arricchita, ma ingenua. Anni ’60 prima dell’inizio dello spettacolo, due signore in “parùca e borsa”, mogli di ricchi magliai, guardano con curiosità gli spettatori negli altri palchi e in platea. A un certo punta dice a bassa voce all’altra: “Vedèt … quèla là, in querta fila, l’è la pratica ed Tizìi ! ” Vedi quella la in quarta fila è l’amante di Tizio ( il nome di un altro magliaio che non posso svelare). L’amica guarda con attenzione e dopo un po’ esclama: ” Bèe mo’ al nostri in pò più bèli!” (Beè le nostre sono poi più belle!)

un noto tenore carpigiano negli anni ’60 che, dovendo esibirsi in teatro nella celeberrima canzone francese, venne così presntato: ……che pronunciata un pò frettolosamente si rivelò una pessima uscita…….

Molto gustosa la ribattezzatura carpigiana della Lucia di Lammermoor opera in tre atti di Gaetano Donizetti su libretto di Salvadore Cammarano: a Carpi era diventata Lucia … di Laber Smort … dalle labbra smorte.

 

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Mauro D’Orazi
Esperto in Dialetto Carpigiano